Contemporanea

“Nudaluce” / Salvatore Emblema

emblema_spoletoL’artista campano disse un giorno: “Io appartengo alla luce”, ragionando su una vertigine metafisica che avrebbe segnato la sua visione della Natura, il suo legame con lo spazio abitabile, le sue campiture di colore mutevole. Emblema decise presto che tutto ruotava attorno alla LUCE, la pittura stessa era questione di luce, così come lo sguardo esisteva nel suo legame retinico con la luce. Si trattava di un viaggio a ritroso lungo il margine della Storia, un anelito alle origini della figura primordiale, verso lo scheletro cromatico che precede ogni abito della figurazione visiva. Emblema aveva deciso negli anni Cinquanta che la pittura poteva fare a meno della pittura. Nel senso che il quadro meritava un ragionamento autonomo, relativo alla natura biologica della superficie, del colore, delle materie coinvolte.
Era questa un’attitudine diffusa tra maestri informali e difensori del colore poetico come Mark Rothko, Barnett Newman o Clyfford Styll; la stessa che colse Emblema in giovane età, quando soggiornò negli Stati Uniti e scoprì gli esiti drammaturgici di un’astrazione radicale, portata alle massime conseguenze da Jackson Pollock e Yves Klein. Il nostro artista stava anticipando diversi approcci che avrebbero caratterizzato il processo metabolico di Arte Povera, rimanendo però fedele alla geografia del quadro, capendo che il dialogo polifonico con la Natura aveva bisogno di una semplice superficie elettiva, senza necessità di aprirsi alle protesi del reale. Quando inserì foglie secche, leggendo la lezione di Jean Dubuffet, lo fece con tale amalgama da indicare insospettate vie della pittura, verso un poverismo che già splendeva di luce propria.

“Guardate i miei quadri e vi piace la forma, la pennellata, il colore. Ci vedete un fiore, un corpo, un paesaggio. Ma vi dimenticate di cercare la luce che sta dove io non ho dipinto. Questo capita perché abbiamo una cultura con cui dobbiamo fare i conti. Bisogna trovare una lingua nuova, una nuova cultura”

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Salvatore Emblema nasce nel 1929 a Terzigno in provincia di Napoli, alle falde del Vesuvio. Ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Fin da
giovanissimo si dedica alla pittura ispirato dalla natura che lo circonda, e pronto a carpirne l’essenza: utilizza, infatti, tutti gli elementi naturali per produrre colori ed atmosfere particolari. La sua storia è caratterizzata da una serie di eventi così unici da farne il grande maestro che poi diventerà. Nel 1954 Papa Pacelli (Pio XII), gli commissiona un suo ritratto. Nel 1955 arriva a New York ricevuto dal magnate Rockefeller. Qui conosce Rothko e Pollock. Altro grande incontro determinante per la sua formazione artistica, sarà quello col critico d’arte Giulio Carlo Argan, che nel 1981 scelse dei lavori di Emblema per la Galleria degli Uffizi di Firenze, dove ancora vengono conservati.


Salvatore Emblema
Nudaluce

formato 24×28 | brossura
9788897776673 | pagg. 240 | euro 39,90
target: appassionati di arte contemporanea

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