a cura di Andrea Busto
Nebojša Despotović appartiene a una generazione di artisti che, senza problemi, accomuna e assomma i grandi capolavori della storia dell’arte ad anonime immagini di Instagram. La tecnica della citazione non è presente nel suo lavoro, quella dell’appropriazione sì.
Nel suo operare è intrinseca l’idea di impossessarsi di altre immagini che provengono da mondi e sistemi estremamente differenti.
Innanzitutto è un artista informato. Tutta la possibile storia dell’arte appare nella sua opera in forma stratificata anche se non evidente, per intenderci non è un citazionista, è un continuatore della “tradizione” in cui si collocano Picasso, Goya, Velázquez, Picabia, Munch, Tintoretto, Chagall, Bacon, Morandi, El Greco, Tuymans e tutti quegli artisti che, al di là della forma, lavorano anche sulla superficie pittorica in modo gestuale e materico.
Una pennellata che diventa forma in un labbro o in una foglia, percepibile come un segno, non solo come immagine, ma anche come gesto, è alla base della comprensione del suo lavoro.
Al di là della tecnica pittorica, la forma è creata da immagini che sono state affastellate nella mente dell’artista e desunte da altre immagini esistenti. Il database di Despotović è significativamente e inesorabilmente quello del tempo passato prossimo. Egli trae immagini che provengono sostanzialmente dalla metodologica ricerca di vecchie fotografie di persone anonime, che possono scaturire dai mercatini dell’usato, dagli archivi, dai libri di storia, dai ritagli di giornale, dalla spazzatura e dalla ricerca ossessiva nel web. Le persone ritratte, in questo accumulo, sono anonime e appartengono alla grande massa di persone che hanno utilizzato la fotografia come testimonianza di momenti personali fondamentali ma, ai nostri occhi, banali ed effimeri. Un matrimonio, due fratelli in posa davanti all’obiettivo, una scampagnata, una comitiva, la morte di una persona cara, la nascita di un figlio, sono momenti che tutte le famiglie hanno cercato di conservare attraverso un’immagine.
Il mondo, da cui desume queste “forme”, è quello del proletariato o della piccolissima borghesia di fine Ottocento e primi Novecento in cui, chi si faceva ritrarre, assumeva una posa in dialogo con il fotografo stesso come se fosse stato di fronte a un pittore.
FORMATO 23,5 X 30 CM | BROSSURA
ISBN 9788899928704 | PAG. 160 | EURO 45,00
USCITA: febbraio 2020
TARGET: arte contemporanea, pittura
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